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Stile retrò: via i malintesi vintage e spazio all’emozione

Emozione sì, proprio quello di cui abbiamo  bisogno. Emozioni positive che ci sospendano dal nostro tempo per una pausa di relax.

È esattamente questo che cerchiamo e apprezziamo entrando in un locale stile retrò.

Ma torniamo indietro e facciamo un po’ di chiarezza. Partiamo dal titolo: di che malintesi stiamo parlando? Di uno in particolare, che si declina (diciamo la verità, un po’ goffamente) in ogni ambito, dall’interior design al fashion, dalla grafica all’architettura.

È necessario fare chiarezza: stile vintage e stile retrò, non sono sinonimi. Attenzione, non siamo avvezzi a sofismi terminologici e non esistono regole ferree, ma è bene conoscere esattamente ciò che caratterizza una tendenza. Magari anche solo per contraddirla subito dopo. Con consapevolezza però.

Allora: la parola vintage deriva dal francese antico (e dal latino vindēmia, raccolto)  e fa riferimento ai vini d’annata di pregio. Di pregio, non qualsiasi. E infatti vintage sono gli oggetti vecchi di almeno di 20 anni, diventati di culto perché opera di designer che nel tempo si sono affermati, o perché realizzati con materiali di particolare qualità (come appunto i vini pregiati) o perché hanno permeato così a fondo il costume e la cultura da essere considerati, ancora oggi, inimitabili messaggeri di un’epoca e dei suoi valori. Tutto può essere vintage, ma deve essere “vecchio” davvero.

Con il termine rétro, invece, si fanno citazioni. Precise, rigorose, divertite magari, ma gli oggetti sono “nuovi”. Una sedia, un abito, un lampadario, un elettrodomestico…. prodotti realizzati oggi, con le tecnologie di cui disponiamo adesso, che esteticamente rimandano a un certo periodo cult della storia. Ecco perché un oggetto nuovo, anche se ricorda il passato, non potrà mai essere definito vintage, ma rétro.

Bene, spianata la strada alla chiarezza, adesso parliamo proprio dello stile retrò. Creare un ambiente, un bar o un ristorante retrò, vuol dire suggerire emozioni, prendere i clienti per mano e portarli altrove, in un luogo dell’anima probabilmente, più onirico che della memoria.

Lo stile retrò nei locali

La tendenza ad arredare bar, ristoranti e locali in stile retrò fra alti e bassi ha avuto un lungo successo, nel 2021 però, si afferma come vincente.

Complice forse lo stress da contemporaneo pandemico, il tuffo nel passato assume nuovo fascino, la digitalizzazione del quotidiano induce a desiderare un’edonistica pausa di disconnessione.

La ricerca è orientata verso spazi più vissuti e conviviali, componenti d’arredo che abbiano un tocco antico ma che, al tempo stesso, siano dotati di tutti i plus della modernità: materiali, ergonomia, funzionalità e sostenibilità.

Lo stile retrò è un perfetto mix tra passato e moderno: mescola in sé l’eleganza degli arredi d’epoca e il confort degli arredi del presente. Arredare in stile retrò comporta un lavoro di ricerca armonico e minuzioso, nel quale tutto: tavoli, sedute, bancone, illuminazione, pavimenti e pareti e ogni finitura, contribuiscono a ricreare l’atmosfera che connota un preciso arco temporale.

In cliente entrando sarà accolto in un’epoca, in un luogo, in una cultura in un sistema di valori. Questo è il gioco, serissimo e attraente, che diventa per i clienti occasione esperienziale.

Parliamo di “vintage ispirato”, cioè di arredo realizzato oggi, su ispirazione vintage. La gamma delle ispirazioni è praticamente infinita.

Arredare equivarrà così alla realizzazione di un’opera d’arte, che segue con appassionata (e spesso ironica) pedanteria richiami alla storia, agli stili di design, a eventi eccezionali, alla koinè culturale di un certo periodo e luogo, avendo massima cura di dettagli.

Tutto è possibile, purché accoglienza sia la parola chiave del vostro progetto. Chi non vorrebbe tornare indietro almeno un attimo a riprendere fiato per poi tuffarsi nuovamente nel futuro?

Infatti un locale retrò è spesso destinato a una clientela adulta, impegnata, culturalmente coinvolta. Attenzione quindi, la scelta condiziona ed è condizionata, impossibile non considerare il target di riferimento prima di cominciare.  Ma questa è un’alta storia.

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