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L’outdoor entra nell’indoor e gli interni “invadono” i dehor

I tempi cambiano e l’architettura diventa più fluida.

Negli ultimi tre anni abbiamo visto gli spazi collettivi trasformarsi più e più volte, per far fronte alle esigenze imposte dal Covid-19: distanziamento sociale, aerazione degli spazi, bisogno di stare all’aria aperta dopo tutti i lockdown che si sono susseguiti.

Il risultato è stato un abbattimento dei confini tra interni ed esterni, con progetti che cercano di creare un’armonia perfetta tra tutti gli ambienti della casa o dei locali pubblici. Quello che si ricerca è una soluzione di continuità che non lascia nulla al caso, dalla scelta dei vetri, a quella delle piante da interno a quella dei mobili per esterno che sembrano “rubati” a un salotto.

Il primo passo per creare un blurred space è sicuramente una corretta progettazione delle fonti di luce, privilegiando l’illuminazione naturale. Sì, quindi, a grandi vetrate, a verande con pochissima muratura e a lucernari che permettono di vedere il cielo in ogni momento. È evidente la necessità, in questo caso, di valutare il tutto in base allo spazio circostante: l’obiettivo è far entrare la natura, quindi una scelta di questo tipo è possibile solo in presenza esterni esteticamente piacevoli.

In assenza di questa possibilità, la progettazione gioca su colori e complementi d’arredo, portando negli spazi indoor un tripudio di piante e fiori, carte da parati ispirate alla natura (la tendenza? Boschi e foreste tropicali) e decorazioni in legno, fibre naturali o bambù. Il tutto viene reso ancora più suggestivo dalle palette colore, incentrate sempre più sulle tonalità del verde e dell’azzurro.

Il risultato è uno spazio interno quasi en plein air, che trasporta il cliente in una dimensione totalmente diversa da quella che si aspetterebbe entrando in un bar o ristorante.

Scrive per il web da sempre, con una passione particolare per il design, il food e il beauty.

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